il fascino di favignana

dall’alba dei tempi, l'aspirazione dell'Uomo è ritrovare un sentimento di riconciliazione con se stesso e di fusione con la natura

IL TEMA

Trasformare il Forte di Santa Caterina in uno dei più suggestivi centri d’arte contemporanea del Mediterraneo ed in un luogo sublime di incontro
La solitudine ha sempre esercitato un fascino particolare sull'essere umano. Eremi, fortezze, rifugi: dall’alba dei tempi l'uomo ha ricercato una condizione appartata, fuggendo dai propri simili come per ritrovare un sentimento di purezza, di conciliazione con il proprio io e di fusione con la natura.
Svettante sulla sommità di un'isola incastonata nel cuore del Mediterraneo, la fortezza di Santa Caterina -a Favignana- appare quale vero e proprio gioiello della solitudine.
Un luogo intriso di una bellezza ieratica e struggente, dove l'abbraccio della natura si fa talmente intimo da suscitare quel dolce e agognato oblio che avvince il cuore di chi abbia avuto il coraggio di allontanarsi dalla civiltà per mettersi in ascolto del silenzio.
Prigione abbandonata da oltre un secolo, dall’alto del suo promontorio il Forte assiste solitario al continuo emergere e affondare del sole nelle cristalline profondità del Mediterraneo, da sempre vigile sulle vicende di un’isola nel tempo trasformatasi da operoso borgo di pescatori a florida meta di turismo internazionale.


È dunque sull’onda di simili mutamenti che nasce Art Prison, il concorso voluto dal Comune di Favignana e generato dall’intuizione di approfittare di un contesto formidabile per trasformare il Forte di Santa Caterina in uno dei più suggestivi centri d’arte contemporanea del Mediterraneo: un luogo sublime di incontro, cultura e ricerca creativa, nel quale gli artisti possano ritirarsi per godere di un contesto inviolato - capace di ispirarne l’immaginazione- per dare espressione alla più autentica essenza della propria interiorità.
Come trasformare un’antica prigione in scrigno delle opere e dell’azione creativa e dei più importanti artisti ed intellettuali dello scenario internazionale?
Come tramutare un’antica isola di pescatori in museo d’arte contemporanea a cielo aperto? È questa l’appassionante sfida di Art Prison, il concorso che invita i progettisti a lasciarsi sedurre dal richiamo della solitudine per divenire artefici di un’architettura mistica, che sussurri al cuore dei visitatori trasformando l’isola in un recinto “sacro”: rifugio di artisti, creativi e curiosi che nel Forte vogliano soggiornare per rigenerarsi nella mente e nello spirito, godendo delle più sorprendenti avanguardie artistiche, accarezzati dal monumentale e imperituro fascino di un’antica fortezza e di un’isola mediterranea.

IL SITO

Geometrie decise, possenti, scolpite nella morbidezza del tufo marino secondo una forma che -complice la prospettiva- regala scorci inattesi e silhouette stravaganti e poi il silenzio, lo sciabordio dei flutti, l’insistente richiamo dei gabbiani e il rado borbottio dei traghetti che fanno la spola dall’isola alla terra ferma: a Favignana tutto parla del mare.
Un mare sovrano, benevolo, che per secoli ha nutrito l’isola con i propri doni, e che tutt’oggi ne sostiene la popolazione rendendola meta fra le più ambite del turismo europeo.
Osservando il tramonto dalla vetta del Forte, mentre la luce si infrange all’orizzonte e il vento innalza il profumo delle erbe selvatiche, si ha la sensazione di perdere la cognizione del tempo, ed è impossibile non esser sopraffatti da un antico e profondo languore; da un richiamo lontano, quello del mare, che sussurra al cuore di ogni uomo, riecheggiando di memorie e emozioni profonde; di un remoto e mai sopito anelito verso lo sconosciuto, l’ignoto, l’orizzonte.
Un contesto formidabile, difficile da catturare con le parole, composto di armonie e dissonanze –quelle fra naturale e artificiale, antico e contemporaneo- capace di dare adito ad uno dei centri di riflessione artistica più rilevanti del contesto internazionale.
Per una progettazione contestualizzata e orientata alla proposizione di soluzioni utili alla committenza, di seguito si fornisce una sintesi dei principali aspetti e vincoli di cui i concorrenti dovranno tenere debita considerazione.

IL TERRITORIO

Maggiore delle Isole Egadi, Favignana è uno deimolti tesori di una porzione di territorio fra i più suggestivi dell’Europa meridionale: una formidabile stratificazione di storia, cultura e sapori che rendono questa zona del Mediterraneo fra gli orizzonti di vacanza più ambiti al mondo. A Favignana l’azione dell’uomo si fonde con la benevolenza della natura, dando vita ad un paesaggio unico e sorprendente, in cui le antiche cave di tufo si trasformano in giardini sotterranei, nei quali papaveri e una rigogliosa vegetazione di buganvillea colorano di verde e porpora queste fosse divenute luogo di delizia e villeggiatura senza paragoni. La stessa cooperazione fra uomo e natura è perfettamente riconoscibile a Cala Rossa, nella quale anni di estrazione del tufo e di erosione marina hanno dato vita a quella che da molti è considerata fra le più suggestive spiagge del mondo, dove alti bastioni di tufo -come architetture appartenenti a una civiltà scomparsa- si ergono dalle acque cristalline, nelle quali il volumi sottratti alla roccia generano vasche limpidissime, grotte e insenature in cui vivere avventure indimenticabili. E ancora olivi, mirti, finocchi selvatici e una vegetazione selvaggia e ostinata, che come una irsuta peluria ammanta l’isola, profumandone l’aria dei medesimi odori che si ritrovano nei piatti preparati dalle mani esperte degli isolani: tonno, pesce spada, capperi, olive e bottarga, un clamore di sapori intensi e decisi, che rimandano con la memoria a tempi antichi e a tradizioni millenarie. Una lettura accurata di una simile ricchezza territoriale sarà necessario punto di partenza per la generazione di un centro capace di fare tesoro delle preziosità del territorio su cui sorge, per garantire al visitatore un percorso complesso e diversificato, fatto di arte, cultura, tradizione enogastronomica e relax.

IL COTESTO SOCIALE

già da una distratta passeggiata per le vie del porto, Favignana appare quale contesto profondamente connotato, che esibisce con fierezza gli elementi centrali della propria storia: la fortezza e la tonnara. Se la prima richiama ad una lunga storia di battaglie e dominazioni –di cui si darà più approfondita menzione di seguito- la tonnara –assieme alle centinaia di ancore che arrugginiscono nel porto- racconta di quella che è la più profonda ed ancestrale identità dell’isola, e che si connette a cicli naturali e fenomeni antichi che ne hanno garantito fortuna e sostentamento. Fin dalla preistoria infatti, nel corso della primavera, le coste dell’isola si popolano di migliaia di enormi tonni, che dall’Atlantico risalgono il Mediterraneo per procedere verso l’Africa rispondendo al proprio ancestrale istinto biologico. La pesca di questo grosso pesce costituì fin da subito la principale attività dell’isola, connotandosi nei secoli di tratti sacrali, in un’affasciante commistione –tipica di questi luoghi- fra tradizioni di diversa natura, elementi sacri e tradizioni profane. Se sono cristiane ad esempio le effigi dei Santi che montano le barche nella speranza di ottenere il favore del mare, saraceno è “Rais”, nome del maestro di pesca e ieratico regista della mattanza, l’antica tecnica di pesca del tonno. Se cristiana, ancora, la preghiera intonata dal Rais al salpare delle barche, musulmano è il nome della stessa, a conferma di quella stratificazione storica e sociale in cui è impossibile distinguere un elemento dall’altro. Attingere da un simile contesto non potrà che essere straordinaria fonte di ispirazione per architetture cariche di fascino e significato.

L'ECONOMIA

Da sempre basato sulla pesca, lo sviluppo dell’isola in senso propriamente moderno lo si deve alla famiglia Florio. Sono gli anni della Belle Époque, dello stile Liberty e di Klimt quando nella Palermo del XIX secolo si va affermando la drogheria della Famiglia Florio, la cui crescente fortuna permise, nel 1874, l’acquisto dell’isola di Favignana e della propria tonnara. Grazie ai Florio Favignana conobbe un periodo di prosperità senza precedenti, dotandosi di architetture civettuole degne dell’epoca, e di una struttura industriale d’avanguardia per il momento storico: nella tonnara di Favignana per la prima volta si diede adito alla conservazione sott’olio del tonno (fino ad allora conservato sotto sale), e proprio qui comparvero le prime scatole di latta con apertura a chiave. Per lungo tempo la tonnara di Favignana rimase l’epicentro economico dell’isola, conservando la propria produttività anche quando i principali gruppi industriali siciliani conobbero il proprio declino. Passato poi alla Famiglia Parodi nel 1938 e alla regione Sicilia nel 1991, la tonnara effettuò la propria ultima mattanza nel 2007, anno in cui cessò ogni attività a motivo della diminuzione del pesce (causata dall’avanzare di tecniche di pesca industriale che intercettano i pesci prima che arrivino all’isola). Oggi la Tonnara rivive come museo, orientato al racconto di una storia gloriosa di pesca e di tradizione. E sebbene da allora l’economia di Favignana si sia completamente ricalibrata sul settore turistico e ricettivo, non è spenta fra la popolazione la speranza che un giorno i forni della tonnara possano tornare ad accendersi.

LA STORIA

cuore liquido della vecchia Europa, il Mediterraneo è stato protagonista del mondo antico, connettendo regni e popolazioni, facendosi teatro di scontri, ma anche vettore di scambi economici e culturali che hanno costruito la fortuna del Vecchio Continente. Già abitata dal Paleolitico, Favignana fu prima spettatrice delle tensioni fra Greci e Cartaginesi, per poi consolidarsi sotto il controllo di Roma allorché la stessa sottomise Cartagine durante le guerre puniche. Al tracollo dell’impero l’isola fu oggetto delle razzie dei pirati Vandali fino alla riconquista Bizantina, avvenuta attorno al VI d.C., ma furono proprio le tensioni interne all’Impero d’Oriente a consegnare le isole e la Sicilia tutta ai Saraceni. Furono quindi i Normanni –mercenari richiamati sia da Bisanzio che dai Saraceni– a stabilire un dominio più stabile sull’isola, che fortificarono con la costruzione del Castello di Santa Caterina. Dalla conquista normanna, l’isola seguì poi le sorti della storia siciliana, nel proprio avvicendamento di dominazioni sveve, angioine, aragonesi e infine borboniche. A quest’ultima si deve la configurazione del Forte così come lo conosciamo oggi, la cui rovina è risultato dell’inclemenza del tempo, ma anche della furia dei patrioti italiani che –quando sbarcarono in Sicilia durante le guerre di unificazione- procedettero alla distruzione di ogni segno dell’oppressione straniera, quale, appunto, anche il carcere di Santa Caterina. Operare su Favignana significa dunque intervenire su un contesto di rara ricchezza sul piano storico. Immaginare luoghi deputati al racconto della storia e tradizione dell’isola sarà elemento fondamentale per un centro capace trasmettere la memoria del luogo acquisendo di interesse e attrattività per il più vasto pubblico internazionale.

IL SISTEMA ARCHITETTONICO

il Forte è preziosa stratificazione di interventi e vicende storiche fin qui descritte: se la prima architettura è molto probabilmente riferibile ad una torre di avvistamento saracena, il generale assetto del castello è certamente frutto della presenza normanna, poi rieditata e adeguata nel periodo di dominazione borbonica. A motivo del valore storico e testimoniale del bene si offre esemplificazione dei principali interventi vietati o ammessi in seno alla competizione: a. nuove volumetrie -autonome od in adiacenza/sopraelevazione alle strutture esistenti- saranno ammesse purché: −− non compromettano o rendano illeggibili le architetture esistenti; −− non superino i 4 m di altezza (il medesimo limite è da considerarsi anche per eventuali volumi di sopraelevazione delle architetture esistenti); −− non superino complessivamente i 3.000 mq di superficie coperta; −− rientrino nell’area oggetto di concorso (verifica file .dwg) −− garantiscano un disegno armonico con l’architettura e il paesaggio circostante. b. i materiali impiegati dovranno sostenere il dialogo con l’architettura esistente e il paesaggio circostante: che siano compatibili o distonici, tradizionali o high-tech, degli stessi dovrà essere garantito il disegno di insieme, orientato alla maggiore valorizzazione delle architetture esistenti. c. Per ragioni di tutela del paesaggio, il percorso di accesso al Forte dovrà rimanere pedonale, ma potrà essere inserita una piattaforma di atterraggio per elicotteri. L’intero percorso all’aperto potrà comunque essere sviluppato per permettere la realizzazione di piazzette, nicchie, belvederi, anfiteatri, e attrezzato od arricchito di nuove architetture nel limite di cui al p.to a.; d. Sono ammessi scavi nella misura fino alla quota di 3 metri sotto il livello del terreno; e. Gli strumenti di segnalazione –compresa l’antenna radio installata all’esterno del Forte- sono completamente rimovibili. f. Non è in alcun modo ammessa alcuna demolizione dell’architetture esistenti (che pure potrà ospitare ampliamenti, accostamento di nuovi volumi, sopraelevazioni e ripartizioni degli interni). g. Qualsiasi intervento dovrà essere ispirato ai principi di ecocompatibilità e eco-sostenibilità ambientale.